Freelance: Quanto è importante la Reputazione Online?

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L’altro giorno abbiamo visto alcune strategie per organizzare il proprio tempo ed essere produttivi.

Oggi voglio condividere con voi un aspetto spesso sottovalutato da un Freelance ovvero la Reputazione Online.

La reputazione online è fondamentale per chi lavora sul web in quanto tutto quello che si può trovate online fa parte della nostra reputazione.

Cosa rappresenta la tua reputazione online?

Alcune persone non sanno gestire la propria reputazione in quanto loro stessi non sanno cosa sia sul web.

Non sto parlando solo del blog o sito web, ma molto di più.

Tutto ciò che esiste online su di te è la tua immagine online, la tua immagine riflette sulla tua reputazione.

Ecco alcuni esempi:

  • Le immagini (fonti: google, flickr, facebook e altri social media)
  • Video (fonti: YouTube e tutti altri Video Sharing)
  • Articoli che parlando di te
  • Commenti che lasci in giro sui Social Media
  • Le immagini di te che pubblicano i tuoi amici
  • Email pubblicate a terzi

Questi sono solo alcuni delle fonti in cui la tua reputazione online si forma.

Ne basta solo uno di questi non consono e la tua reputazione potrebbe essere macchiata per sempre.

Perchè la tua reputazione online è importante?

Siamo consapevoli che andando avanti nel tempo oltre a fare recruitment in modo tradizionale, le società saranno pronte a spostare la loro ricerca sul web e social media.

La ricerca di potenziali collaboratori potrebbe avvenire tramite social media o altri servizi simili.

Inoltre ogni nostra attività sul web potrebbe essere intercettata dal nostro capo, colleghi o potenziali clienti.

Se le informazioni sono positive la nostra reputazione sarà premiata, viceversa verremo penalizzati senza saperlo.

Come gestire la propria reputazione online?

E’ noto che per grandi personaggi esistono delle società che retribuite hanno il compito di pulire la reputazione online, facendo risultare il proprio cliente un agnelinno.

Ma noi comuni mortali come facciamo? La risposta più semplice è quella di essere noi stessi a pensarci.

Dobbiamo pensare prima di scrivere, condividere o taggare qualcosa, ongi informazione poco gradevole su di noi potrebbe penalizzarci.

Per quanto riguarda le fonti esterne ogni tanto una ricerca del nostro brand sui social media o sui motori di ricerca non fa mai male.

Una delle regole generali è quella di pensare prima di agire da professionisti.

Che ne pensi?

Hai mai rifiutato un lavoro da una società o privato a causa di qualcosa che hai visto online e che ti ha fatto storcere il naso?

Quali sono le tue strategie per gestire la tue reputazione online?

Stratega, Docente, Speaker con più di 12 anni di esperienza in strategie creative multicanale. Oggi sono Partner & Chief Innovation Officer di ThinkingHat, Innovation Studio specializzato in tecnologie emergenti per aziende e brand audaci.

15 Commenti

  1. Quando mi contatta qualcuno per chiedermi delle collaborazioni o altro faccio un po’ di ricerche sui principali social (facebook, twitter, flickr).

    Da quello che scrive e dalle fotografie si può capire che tipo di persona è.

    Certo, si corre il rischio di sbagliare perché una persona può essere molto professionale sul lavoro indipendentemente da quello che scrive e dalle foto: ma chi te lo dice?!

    Oggi per scoprire chi è e cosa fa una persona basta veramente poco (una ricerca su google) e non è necessario infiltrarsi nei pc!

    Io, ragionando in questo modo e sapendo che basta poco per sputtanarsi online mi comporto per evitare che questo accada: sto attento a quello che scrivo su facebook, pubblico immagini e video non troppo sconvenienti, sto attento alle amicizie nei social, su facebook non mi iscrivo a pagine e gruppi che potrebbero far sembrare quello che non sono!

    Bisognerebbe farlo capire a tutti quelli che “internet = facebook”!

    Ai miei amici lo dico sempre e non mi stanco mai di ripeterlo. ;)

  2. Ciao Julius,

    lavoro per una web agency abbastanza nota e ti posso assicurare che anche noi facciamo un minimo di controllo sui social media, quindi ottimi consigli!

    Inoltre ti posso testimoniare che a volte abbiamo dovuto eliminare la scelta di interessanti soluzioni per via di alcuni aspetti non propriamente consoni secondo il selezionatore.

  3. Non so se sono stato controllato ma come Giacomo anche io cerco sempre di comportarmi bene sul web.

    Facebook penso ne avrà rovinati parecchi!

  4. Mmmh…post molto allettante che offre molti spunti di riflessione.

    Di solito, in questi casi cmq la prima impressione è quella che conta.
    Ma, per esempio ( se lo avete presente ) avreste mai affidato un lavoro ad Alan Moore?

    Bisogna stare molto attenti nel valutare una persona, innanzitutto sapere che tipo di persona si cerca, ma sopratutto bisogna tener presente che con un minimo d’astuzia, un brocco può venderti cose che non sa fare.

  5. Sono d’accordo con Rex ;)

    La prima impressione non è quella che conta, se uno è creativo per me può essere anche un barbone, è ovvio che però le aziende non ragionano cosi…

  6. E’ un tema che riguarda l’importanza crescente del “capitale reputazionale” nell’economia del futuro.
    La tradizionale legge della domanda e dell’offerta basata sull’incontro tra prezzo/quantità dovrà infatti sempre più tenere in considerazione una terza dimensione, ovvero la reputazione (soprattutto quando parliamo di servizi e non di prodotti, dove il bene per cui si paga é offerto direttamente dalla persona che lo eroga fisicamente). L’importanza della reputazione sociale non nasce inoltre su Internet, che é però uno straordinario veicolo per la sua costruzione e diffusione, vedi gli studi sull’economia etica di Adam Arvidsson che affermano tra l’altro che “(…) la prossima economia sarà un’economia etica non più basata sul lavoro, come è stata l’ultima economia capitalistica, ma sull’abilità di costruire relazioni sociali eticamente significative”.

    Ne parla Flavia su veremamme.it e ne discutiamo spesso noi sul blog de GliAffidabili, progetto che fa del capitale reputazionale il perno centrale su cui si poggia l’intera iniziativa

    Ciao,
    Matteo

  7. Proprio a proposito di reputazione on line,
    questo post capita a fagiolo per informarvi della teleconferenza organizzata da me di stasera, sul “personal branding” con Tommaso Sorchiotti.

    Se siete interessati leggete questo post.

    http://www.blographik.it/2010/04/29/personal-branding-webinar-tommaso-sorchiotti/

    Sono rimasti una 20ina di posti per partecipare.
    Chi si iscrive comunque riceverà la registrazione audio della chiacchierata ;)

    Ci si sente stasera per chi vuole esserci ;).

    Grazie Julius per aver pubblicato questo post.

  8. Ciao Julius, questo è un ottimo spunto di riflessione su cui a dirti il vero mi ero fermato pure io qualche tempo fa.
    Sempre più persone postano senza sosta foto, commenti e quant’altro, senza rendersi conto che stanno inconsapevolmente rendendo alla mercè di tutti un biglietto da visita che molte volte non rispecchia minimamente la vera personalità e le reali potenzialità di se stessi.
    Ora, finchè questo rimane su un livello privato diciamo, uno se ne può anche fregare, ma se pensiamo che ormai per molte persone è un automatismo cercare informazioni su qualcuno on line, forse sarebbe meglio iniziare a porre maggior attenzione a quello che pubblichiamo!!

    PS: parlo io che faccio il web designer e ho il sito da ridisegnare da una vita e che non aggiorno il portfoli.. scandaloso ;)

  9. Bah, non sono totalmente daccordo con l’articolo.
    Lavoro per una minuscola start-up e se si prova a guardare lo stream twitter/facebook o il blog mio e dei miei colleghi si trovano esclusivamente riferimenti a concerti, festone e ogni tipo di divertimento. Sul lavoro, invece, siamo tutti persone serie e precise.. alla fine l’articolo consiglia di seguire un cattivo vizio della vita reale:
    Scegliere il libro dalla copertina, non assumere le persone perché magari si presentano ad un colloquio con un piercing.

  10. @Mistya: L’articolo non consiglia ma mostra la reatà degli atteggiamenti che ormai sono usati anche da grandi aziende.

    Personalmente se a una persona piace fare il bagordo ma lavora bene per me va bene, ma per grandi realtà no, in quanto devono rispecchiare il brand stesso.

    Te lo vedi il CEO di ADOBE beccato in una foto su FB che si devasta di alcol? Che immagine pensi darebbe al brand?

    Ho voluto solo condividere con voi alcuni suggerimenti e accortezze da fare durante la creazione di una reputazione online, poi ognuno agisce a seconda delle proprie idee.

  11. @Julius:
    Si, mi sono espresso male. L’articolo non consiglia di seguire l’atteggiamento delle aziende ma consiglia di adeguarsi a tale atteggiamento.

    Credo che beccare il Ceo di Adobe ad una festa sarebbe piuttosto positivo. La sua azienda, nonostante i suoi prodotti siano i più utilizzati dai creativi di tutto il mondo, non gode di un giudizio positivo tra i suoi utilizzatori. L’azienda dovrebbe abbassare i prezzi (1000€ per la CS4), migliorare i prodotti (Flash su Mac o Gnu/Linux) e svecchiare decisamente la sua immagine e i suoi prodotti… l’ultima cosa innovativa che hanno rilasciato è stato Adobe Air 2 anni e mezzo fa e il loro Ceo è piuttosto anonimo.

    Prensiamo invece a Steve Jobs, che viene considerato il migliore Ceo del mondo. Se fosse nato ai tempi di oggi avrebbe probabilmente messo una cosa del genere http://www.pistonifumanti.it/wp-content/uploads/2010/03/Steve-Jobs-BMW-R60.jpg come foto del profilo. Capellone e barbuto su una grossa moto senza casco.

    Mi dispiace che le aziende italiane si affaccino ad un settore innovativo e creativo come può essere l’It con le stesse modalità con le quali sono abituati a ricercare un banchiere. Mi dispiace ancora di più che venga consigliato di piegarsi a questo mal costume.

    Sono un freelance e se noto che il cliente bada più ai miei vestiti che alle mie capacità lo mando a quel paese.

  12. @Mistya: Probabilmente stiamo dicendo la stessa cosa, il mio articolo non vuole dire di creare una finta reputazione online cancellando o moderando i commenti degli altri facendoci passare per grandi esperti, ma bisogna sapere quando si pubblicano alcune cose che conseguenza possono avere.

    Purtroppo le aziende guardano anche l’aspetto e l’immagine che noi diamo a loro al primo incontro, te lo posso assicurare.

  13. Ciao Julius,
    grazie per il tuo post. Lavoro proprio in questo ambito, e sono d’accordo con te quando dici che l’attenzione all’immagine in rete è ormai costume diffuso, che impatta la relazione tra i piccoli e le grandi realtà. Per la mia esperienza però, devo anche rilevare che spesso sono gli operatori di settore, più che i privati, a non comprendere a pieno le dinamiche della reputazione su web.
    Un’affermazione come quella di Giacomo (“Bisognerebbe farlo capire a tutti quelli che “internet = facebook”!”) mi perplime non poco. Pensare che internet sia facebook è estremamente riduttivo e non consente di cogliere a pieno le potenzialità offerte dalla rete, sia in senso positivo che negativo. Pensiamo ad esempio al concetto di posizionamento sui motori di ricerca, che si fonda esattamente sulla correlazione dei contenuti attraverso molteplici canali: il contenuto lesivo non è quello dal tono più negativo, ma quello che appare tra i primi risultati dei motori di ricerca. Sicuramente Facebook è tra i primi canali a saltare fuori, ma non è il solo. E soprattutto salta fuori perchè all’esterno i suoi contenuti hanno una forte correlazione con altri. E’ fondamentale avere un minimo di competenze tecniche sul meccanismo di propagazione per prevenire i danni. Oltre che, come hai notato all’inizio dell’articolo, comportarsi bene. Ricordiamo però che a volte la nostra reputazione può essere lesa a prescindere dalle nostre azioni dirette, e come il diritto su internet sia ancora un terra di nessuno. Chi si occupa di reputazione on line a livello professionale si muove in un contesto non facile, e spesso non compreso fino in fondo.

  14. questa dell’immagine (in campo creativo) è un problema esclusivemente italiano – lavoro spesso all’estero e vi assicuro che ci sono personaggi in giro per gli studi che in italia non riuscirebbero nemmeno lavorare come raccoglitori di pomodori…
    ora non ricordo il nome, ma mi sembra fosse il character td della pixar e della dreamworks che vinse l’oscar due anni fa…insomma, il tipo esce di casa con i capelli luuunghi, unghia nere, borchie al collo e immagino che su facebook condivida solo video e musica splatter gore ;)

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